A uno sguardo profondo questi paesaggi hanno qualcosa in comune: sono luoghi che vogliono dimenticare la propria storia, i fatti dei quali sono stati teatro. Nei luoghi di guerra si respira anche ad anni di distanza una spiazzante sensazione di morte. Qui le figure escono di scena. Quei luoghi esigono un particolare rispetto.
Anche qui emerge la sacralità. Nulla di religioso. Si tratta piuttosto di quel senso del sacro che talvolta riusciamo ad avvertire di fronte all’immensità della natura, alla totalità di quanto ci troviamo di fronte. L’uomo si fa piccolo e diviene, suo malgrado, parte di un tutto che troppo spesso si permette di distruggere. Nei luoghi che hanno ospitato le battaglie, le guerre, non si percepisce l’equilibrio proprio della natura: è come se le fosse uscito di mano il controllo. L’autore si pone di fronte a quanto vede con un particolare atteggiamento, il tentativo è quello di giungere alla purezza dell’astrazione.
Di fronte alla più sanguinosa battaglia della storia, quella di Verdun, l’operazione Gericht, durante la Grande Guerra, è l’immagine di una tomba. È la fine di tutto. L’uomo prende congedo. «Quelle connerie la guerre», diceva il poeta. È la mancanza di logica, che i dada hanno sottolineato nei loro lavori.
Angela Madesani
2018 presentation La morte della volpe, by Luca Bragaja, photographs by Paolo Parma, Pagina Dodici, Verona, Italy
2012 Silenzi, Galleria Die Mauer, curator A.Madesani, Prato, Italy
EDITIONS of 3+ 2 ap
Giclèe prints on cotton paper all made by the author